lunedì 21 settembre 2009

La lezione che viene dal passato.

Pensiamo a cosa doveva essere questo centro storico trecento anni fa, la storia della nostra comunità era racchiusa  tra le sue mura e tra le  sue pietre. In questo luogo si svolgeva la vita civile, la vita religiosa e quella amministrativa. Pensiamo alle sue chiese, importanti, maestose e ricche... pensiamo ai cittadini di questa brulicante comunità che animavano, riempivano il centro storico con le loro attività,  i lavori degli artigiani e con  i rumori  e le voci della vita quotidiana. La loro vitalità si fermava impotente, a quel tempo,  solo verso  i misteriosi e tremendi eventi naturali.

Questi ultimi segnarono  in modo profondo l’intero territorio. Ricordiamo  quelli più decisivi come la peste del 1656, l’epidemia di tifo nel 1764 e  le due violentissime scosse telluriche  che rasero al suolo tutte le abitazioni e  decimarono la popolazione: il sisma del 5 dicembre 1456 e quello, tristemente famoso, del 5 giugno 1688. Da queste avversità le comunità interessate riuscirono a venire fuori  e a  ricostruire interamente i centri abitati.  Gli storici  citano a riguardo l’impressionante  riedificazione dei   monumentali edifici sacri di Guardia Sanframondi.

Mettiamola così: oggi ci troviamo di fronte all'ennesimo evento naturale, che non mette a repentaglio le nostre vite, ma sicuramente annienta la nostra storia, sgretola il filo della nostra memoria... una distruzione ancora più insidiosa ed inesorabile... essere lentamente non ricordati... dimenticati. Non si chiamerà  terremoto, epidemia o peste ma è meglio conosciuta come   incuria, abbandono ... inerzia.

I nostri predecessori hanno saputo riedificare, con impressionante velocità e determinazione, edifici, chiese  e tutto  quello che era stato distrutto. Hanno saputo ricominciare!

Oggi, questa nostra comunità, in generale,  chi la governa, in particolare,  sono paralizzati dal 'terremoto' dell'inefficienza, inebetiti dall'inutile esercizio del burocratico intercettare 'fondi', 'misure', 'filiere' che finiscono sempre per produrre e creare  il nulla ...

Qui si tratta di fare una scelta nemmeno troppo difficile e rispondere a questa unica domanda: vogliamo continuare ad esistere come comunità o vogliamo, in alternativa, far perdere le nostre tracce, la nostra storia, le nostre tradizioni? Se rispondiamo alla seconda, evidentemente, non dobbiamo far nulla! Meglio, continuare a fare quello che stiamo facendo.

Se, al contrario, immaginiamo di identificarci nella prima, allora dobbiamo reagire e capire anche che il recupero della nostra storia, della memoria e delle nostre tradizioni proprio perché uniche, originali  ed importati devono necessariamente  passare attraverso l'aiuto e le strategie  operative d’organismi internazionali come L’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization)  che ha costituito, all’interno della sua Divisione del Patrimonio Culturale, una sezione dedicata al Patrimonio Immateriale ed ha intrapreso una serie d’azioni, in questo settore, che riguardano l’individuazione dei patrimoni immateriali d’interesse mondiale meritevoli di essere considerati come 'capolavori del patrimonio immateriale dell’umanità'.

Che c'entra il nostro centro storico? Ritorniamo al tema del recupero della nostra storia,  delle nostre tradizioni. Il centro antico di Guardia e i riti settennali sono in strettissima relazione; infatti, lo spazio urbanistico del centro antico è la vita per questa particolarissima manifestazione. Non possiamo pensare ai riti senza il nostro centro storico e viceversa. Ma il recupero del solo centro antico di Guardia Sanframondi non è cosa da poco, investe energie e risorse assolutamente importanti e sovra comunali. Ci vuole un progetto d’ampio respiro, un progetto che recuperi e tuteli nel tempo sia il centro antico di Guardia, le sue chiese, il suo percorso, sia i riti settennali di penitenza come manifestazione di fede profonda, da consegnare alle future generazioni.

Senza indugi, se siamo d'accordo con questa valutazione, da cittadini, alimentiamo la proposta che  si trova chiaramente descritta in  Questa pagina

1 commento:

  1. Ciao Giovanni!
    L'evento reaumatico di questi ultimi anni è stato, a mio avviso, il sistematico abbandono del centro storico in favore di un dissennato e bruttissimo sviluppo urbanistico. Allo svuotamento fisico del centro storico ha corrisposto un suo svuotamento di senso, di finalità, di attualità. E' diventato una dimensione nostalgica identica a quella dei nostri emigranti, ma ha completamente perso la sua dimensione vitalistica.Oggi qielle sono strade della memoria, ma non della vita ed è per questo che non interessa più nessuno, o interessa solo in rapporto alla processione dell'Assunta che, essendo legata a quei luoghi, non può vivere lontano da essi.

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