venerdì 9 ottobre 2009

Il Complesso di San Francesco. Ovvero Il nuovo Golgota dove si crocifigge la cultura del passato.

di Giovanni Lombardi

Oggi, la struttura che meglio rappresenta l’agonia, l’annientamento della nostra storia, lo sgretolamento del filo della nostra memoria è il Complesso di San Francesco. Attigua alla collina di Monte tre croci è ormai il nuovo Golgota dove si crocifigge la cultura del passato.

Nel 1952, anche i frati, stanchi delle precarie condizioni statiche in cui versava il complesso che li ospitava, lo abbandonarono e la struttura conventuale fu lasciata in modo definitivo ai Padri Filippini. Da allora, la sola chiesa  fu utilizzata sempre più di rado; poi, l’intero complesso fu progressivamente chiuso, abbandonato, transennato per pericoli di crolli, che puntualmente si sono verificati. La sua lenta agonia che lo disintegra quotidianamente continua nell’indifferenza generale.

 

La sua storia ebbe inizio nel 1612, quando una rappresentanza di  cittadini guardiesi si recò a Napoli  per richiedere al Padre superiore dei Francescani riformati  di inviare a Guardia una loro rappresentanza, poiché era  intenzione della comunità guardiese di edificare  un convento con annesso oratorio. ‘La fabbrica fu fatta a spesa di tutta la terra li cui abitanti sono devotissimi  de li nostri Frati riformati…’ così si legge nelle 'Cronache francescane'.  Gli abitanti si tassarono per costruire il convento, aiutando e favorendo l’insediamento nella comunità guardiese dei  Frati riformati che si originarono nel 1526 dal ramo dei Frati minori, i quali professavano la povertà, la penitenza, la preghiera e la meditazione, sulla scia e l'esempio di San Francesco. Un paio di anni dopo la richiesta, arrivarono a Guardia alcuni frati e alloggiarono momentaneamente presso i Padri filippini, aspettando l'edificazione del loro convento. La fabbrica fu iniziata, con la posa della prima pietra, nel gennaio del 1616 e, al termine, consegnata ai frati. Era la domenica del 13 Maggio 1629.

La storia di questo territorio, come è noto, fu segnata e modificata da eventi naturali;  gran parte dell’abitato di Guardia e i suoi edifici sacri subirono ingenti danni con il terremoto del 1688.  Non fece eccezione il Convento, che  crollò;  ma la sua riedificazione, sempre nello stesso luogo e sempre a spese della popolazione guardiese, fu altrettanto tempestiva  e coinvolgente. L'attaccamento dei guardiesi ai francescani travalicava gli aspetti puramente religiosi e si consolidò ulteriormente con il ricordo del comportamento che i frati ebbero verso la popolazione durante  la peste del 1656, a causa della quale morirono quasi tutti per  servire ed aiutare gli appestati. Con la soppressione dei conventi e degli ordini religiosi durante la Repubblica Partenopea nel 1799,  il convento di Guardia  fu requisito ed adibito ai più disparati usi: carcere, caserma, pretura e, infine,  scuola. I frati ritornarono nel convento guardiese nel  1833 e vi rimasero  fino agli inizi degli anni '50, quando, come abbiamo visto, lo lasciarono definitivamente.

Già  dall'impianto planimetrico possiamo capire l'articolata struttura del complesso di San Francesco. Il corpo della chiesa in stile barocco  a  navata unica è costituito da imponenti mura perimetrali che accolgono sei cappelle: tre a destra dedicate a S. Antonio, San Pasquale,  e San Francesco,  e tre a sinistra  dedicate a  Santa Chiara, al SS. Crocifisso e all’ Immacolata. Su un lato della chiesa è affiancato la struttura del convento, al piano terra il refettorio e una serie di spazi di servizio, mentre al primo piano sono ubicate le celle dei frati. Il  nucleo centrale del convento è indubbiamente disegnato e caratterizzato dal chiostro quadrato circondato da portici sorretti da colonne in pietra. In mezzo al chiostro è collocata una vecchia cisterna sormontata da una coppa in pietra con getti e zampilli. Il portico insieme al refettorio fu affrescato dal pittore di origine locale, Michele  Foschini, nel XVIII secolo. Gli affreschi,  di  fattura modesta,  sono ormai svaniti.

Dopo il terremoto del 1980, sia la chiesa che lo splendido portico sono totalmente transennati in ogni parte. Ponteggi, strutture in ferro, transenne  sono gli unici rimedi usati, come ad attenuare il senso di impotenza e di smarrimento di fronte a una lenta e segnata agonia ... rimedi usati per aiutare quella grande struttura  a morire, a svanire e dissolversi lentamente.  In relazione ai riti settennali  il Convento di San Francesco, come tutte le altre chiese di Guardia, era  ben legato con essi, e lo è stato fino a quando è stato agibile ed aperto alla devozione dei fedeli, pur non essendo una "chiesa dei riti" in senso stretto, come le altre strutture rionali.  La Chiesa del Convento era, comunque, inserita nel percorso processionale,  precisamente in quello di penitenza: nel percorso di ritorno, ciascun Rione doveva sempre inserire una 'stazione', una fermata, al Convento di San Francesco per ascoltare il sermone dei Padri Passionisti, noti tra la gente per dare corpo e parole alla dimensione della penitenza. Dopo il terremoto del 1980 la chiesa è stata chiusa ed esclusa dai percorsi processionali, perdendo quel ruolo, non secondario,  svolto per tutto il tempo della sua piena efficienza. Oggi la processione sale da Via Monte Tre Croci per lanciare solo un distratto e pietoso sguardo a quel che resta della struttura morente.

Alimentiamo la proposta per l'inserimento dei riti settennali nell'elenco del patrimonio immateriale Unesco chiaramente descritta in  Questa pagina Approfondimenti: www.ritisettennali.info - il blog di ritisettennali - UNESCO - Intangible Cultural Heritage- ICH  Video No comment 2009

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